Glossario dei termini

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Termini A - G

H


I
Ingresso a baionetta
Tratto del corridoio d'ingresso di un'opera caratterizzato da due curve contrapposte che gli danno un andamento che, nella vista in pianta, ricorda una baionetta innestata sulla canna di un fucile.
Viene usato per evitare che il corridoio principale possa essere preso d'infilata da colpi provenienti dall'esterno.
Ingresso attivo
Ingresso equipaggiato con porta garitta o finestra garitta mobile.
Installazione "Tipo 4"
Installazione per pezzo da 75/27 mod. 06 in casamatta di calcestruzzo che permetteva un grande settore di tiro con una feritoia estremamente ridotta.
La corazzatura, detta feritoia a sfera, era costituita da una piastra di 100 mm di spessore che accoglieva uno snodo sferico che consentiva i movimenti del pezzo garantendo l'ermeticità della postazione. La piastra di corazzatura era collegata ad un riquadro di putrelle annegate nella struttura in cemento armato della casamatta (da notare che l'impiego del cemento armato era del tutto eccezionale nelle opere del Vallo Alpino).
Il pezzo da 75/27 era stato opportunamente modificato montandolo su un affusto speciale ed applicandogli una prolunga di volata che scorreva nello snodo sferico della piastra di corazzatura in modo da consentire il movimento di rinculo all'atto dello sparo.
Il settore di tiro orizzontale era di 60° e quello verticale di 55°, da -15° a +40°.
L'installazione Tipo 4, ideata e realizzata dall'arsenale di Torino, è stata portata a compimento esclusivamente nel settore di Bardonecchia nelle Batterie B3 e B4 nel 1938.
Per mancanza di materiali, le installazioni previste nelle Opere 5 e 6 dello Sbarramento di Moiola in Valle Stura sono rimaste invece limitate alla realizzazione del solo riquadro di putrelle annegato nella struttura della casamatta, adattata provvisoriamente per ricevere il pezzo da 75/27 sul suo normale affusto su ruote.

L
Linea arretrata
Linea di raddoppio di un Sistema Difensivo.
Nel Vallo Alpino Occidentale sono state realizzate alcune linee arretrate nel I e nel II Sistema Difensivo. Non esistono invece casi di raddoppio del III Sistema Difensivo, visto che quest'ultimo non è mai stato completato.

M
Malloppo
Costruzione in calcestruzzo a prova di bomba, allo scoperto o parzialmente interrata, che ospita la casamatta di un'arma, l'osservatorio o l'ingresso di un'opera fortificata. È sinonimo di blocco.
Malloppo binato
Malloppo che ospita una coppia di casematte, affiancate o sovrapposte.
Mitragliatrice FIAT modello 14 (o 914)
Assieme alla successiva mitragliatrice FIAT modello 14/35, costituiva l'armamento principale delle opere di fanteria del Vallo Alpino.
Nelle casematte delle opere veniva impiegata con appositi affustini ancorati alle piastre di corazzatura o direttamente sul suo treppiede in loro assenza.
Caratteristiche:
Funzionamento:ad utilizzazione diretta dei gas.
Raffreddamento:ad acqua (in bidone da 5 litri).
Calibro:6,5 mm.
Alimentazione:caricatore metallico a cassetta da 1,525 kg;
caricatore a nastro da 0,3 kg scarico;
caricatore a nastro da 2,15 kg carico;
capacità 50 o 100 cartucce.
Lunghezza arma:1.410 mm con spegnifiamma;
1.250 mm senza spegnifiamma.
Lunghezza canna:645 mm.
Altezza massima su treppiede:650 mm.
Mirino:normale.
Alzo:a ritto con cursore.
Peso arma:17,080 kg senza acqua.
Peso treppiede:24,5 kg.
Tipo di fuoco:lento e rapido.
Velocità iniziale:680 m/s.
Celerità di tiro:teorica 500 colpi/minuto;
pratica 200 colpi/minuto.
Gittata massima:2.500 m (teorica con puntamento indiretto).
Gittata pratica:1.000 m.
All'interno delle opere veniva usata l'alimentazione a nastro. I nastri potevano essere agganciati fra loro per garantire la continuità di tiro.
Mitragliatrice FIAT modello 14/35
Evoluzione della mitragliatrice FIAT modello 14 avvenuta nel 1935 variando il raffreddamento da acqua ad aria e portando il calibro a 8 mm. Mantenendo le stesse dimensioni massime, risulta intercambiabile con il modello precedente.
Caratteristiche:
Funzionamento:ad utilizzazione diretta dei gas.
Raffreddamento:ad aria.
Calibro:8 mm.
Alimentazione:caricatore metallico a cassetta o caricatore a nastro come per il modello 14.
Lunghezza arma:1.265 mm.
Altezza massima su treppiede:650 mm.
Mirino:normale.
Alzo:a ritto con cursore.
Peso arma:17,2 kg.
Peso treppiede:23 kg.
Tipo di fuoco:a raffica e a intermittenza.
Velocità iniziale:760 m/s.
Celerità di tiro:teorica 600 colpi/minuto;
pratica 450 colpi/minuto.
Gittata massima:5.200 m (teorica con puntamento indiretto).
Gittata pratica:1.500 m.
All'interno delle opere veniva usata l'alimentazione a nastro. I nastri potevano essere agganciati fra loro per garantire la continuità di tiro.
Mortaio
Artiglieria con la canna lunga fino a 12 volte il calibro, caratterizzata da una traiettoria di tiro molto curva, atta a colpire bersagli posti dietro ad ostacoli.

N
naturale, Ventilazione
Vedere Ventilazione naturale.

O
Obice
Artiglieria con la canna lunga da 13 a 22 volte il calibro con caratteristica di tiro intermedia tra quella del cannone e del mortaio, che la rende particolarmente adatta per i territori montani.
Opera in calcestruzzo
Opera fortificata costituita esclusivamente da malloppi in calcestruzzo che possono essere allo scoperto o parzialmente interrati.
Opera in caverna
Opera fortificata costituita esclusivamente da locali in caverna e da postazioni in cui il rivestimento in calcestruzzo delle casematte non fuoriesce dal profilo della montagna.
Opera mista
Opera fortificata che comprende sia malloppi in calcestruzzo che locali in caverna.
Da non confondersi con la terminologia della Linea Maginot, dove l'attributo «mista» indica un'opera in cui sono presenti sia armi di fanteria che di artiglieria.
Opera 200
Opera fortificata costruita secondo le prescrizioni della Circolare 200, identificata di norma con il termine «centro di resistenza» o «centro di fuoco» o, più semplicemente, come «Centro» seguito da un suffisso numerico o letterale.
Le opere 200 sono caratterizzate da ambienti interni e vani di servizio di dimensioni limitate allo stretto necessario per garantirne la funzionalità.
Opera 7000
Opera fortificata costruita secondo le prescrizioni della Circolare 7000, identificata di norma con il termine «Postazione» seguito da un suffisso numerico o letterale.
Le postazioni 7000, dette anche «Appostamenti Pariani», dal nome del Capo di Stato Maggiore che firmò la Circolare 7000, sono costituite da dei monoblocchi in calcestruzzo armati con una o due mitragliatrici o un pezzo anticarro, caratterizzati da risorse logistiche ridotte al minimo.
Opera 15000
Opera fortificata costruita secondo le prescrizioni della Circolare 15000, identificata di norma con il termine «Opera» seguito da un suffisso numerico o letterale.
Le opere 15000, che si possono classificare in Opere Grosse, Opere Medie e Opere Piccole, hanno dimensioni maggiori rispetto ai centri 200, con vasti ricoveri interni e locali di servizio costituiti da vere e proprie stanze, piuttosto che da nicchie ricavate ai lati del corridoio.
Altre caratteristiche peculiari sono la presenza di fossati diamante e di caponiere per la protezione ravvicinata degli ingressi e dei malloppi delle armi.
Opera Grossa
Opera 15000 munita di 5 o più postazioni (per mitragliatrici, pezzi anticarro, eventualmente mortai, lanciafiamme, pezzi di artiglieria di piccolo calibro fino ad un'intera batteria), collegate fra loro e con i locali di servizio generale a mezzo di cunicoli in caverna o protetti.
La protezione è, di norma, al grosso calibro; eventualmente al medio calibro nelle sistemazioni a cavallo delle direttrici che consentono l'attacco di singole colonne.
L'osservazione viene assicurata mediante osservatorio attivo.
Opera Media
Opera 15000 munita da 2 a 4 postazioni (per mitragliatrici, pezzi anticarro, eventualmente pezzi di artiglieria di piccolo calibro, mortai, lanciafiamme.
La protezione è, di norma, al medio calibro; eventualmente al medio calibro nelle sistemazioni a cavallo delle direttrici che consentono l'attacco di massa.
L'osservazione viene assicurata mediante feritoie di osservazione o periscopio (osservatorio nelle opere capo gruppo).
Opera Piccola
Opera 15000 munita di 2 (eventualmente 1) postazioni (per mitragliatrice o pezzo anticarro o lanciafiamme).
La protezione è al piccolo calibro, eventualmente al medio calibro.
L'osservazione viene assicurata attraverso le feritoie (osservatorio o periscopio nelle opere capo gruppo).
Osservatorio attivo
Installazione in torretta metallica dotata di feritoie per l'osservazione che, all'occorrenza, potevano ospitare armi automatiche per la difesa ravvicinata del sito.
In parecchi casi, ed in particolare nelle opere 15000, la mancanza di torrette metalliche ha costretto alla realizzazione di osservatori interamente in calcestruzzo che, per resistere ai medi e grossi calibri, dovevano assumere dimensioni piuttosto rilevanti.
Osservatorio in casamatta di calcestruzzo
Struttura in malloppo o in caverna del tutto simile a quella delle postazioni per mitragliatice equipaggiata con una piastra di corazzatura dotata di scudo girevole per l'installazione di un cannocchiale da assedio, un goniometro o un binocolo prismatico.
Veniva realizzata sulle pareti o sui declivi ad alta pendenza, dove non era possibile l'installazione dell'osservatorio attivo in torretta metallica. Rispetto a quest'ultimo permetteva un settore di osservazione molto più limitato, pari a circa 80° in orizzontale 45° in verticale.

P
Piastra di corazzatura
Piastra metallica per la protezione frontale di una casamatta in caverna o in calcestruzzo.
Può essere dei seguenti tipi:
Piastra di corazzatura a minimo spessore frontale
Viene detta anche "Feritoia scudata".
Si tratta di una piastra di corazzatura in un unico elemento di acciaio al cromo-nichelio, resistente ai grossi calibri, che riproduce la parte anteriore della casamatta metallica per mitragliatrice e permette di ridurre lo spessore del rivestimento di calcestruzzo frontale (da qui la denominazione di "piastra a minimo spessore frontale"). Di conseguenza si venivano a ridurre anche le dimensioni dell'apertura esterna della feritoia.
Veniva utilizzata in siti esposti al tiro frontale ed era prodotta in due versioni, entrambe spesse 200 mm nella parte anteriore e con settore di tiro orizzontale di 60°:
  • Tipo A, con settore di tiro verticale da +15° a -15° e massa di 2.775 kg.
  • Tipo B, con settore di tiro verticale da 0° a -30° e massa di 3.100 kg.
Piastra di corazzatura in tre parti
La denominazione precisa è "Piastra per feritoia di gola in casamatta o in roccia per mitragliatrice" o anche "Piastra normale di corazzatura della feritoia".
Si tratta di una corazzatura in acciaio, resistente ai grossi calibri, composta da tre pezzi (frontale, basamento e cielo) che venivano trasportati separatamente e assemblati in sito. La suddivisione in tre pezzi venne adottata per facilitare il trasporto in montagna, in particolare nei luoghi difficilmente raggiungibili.
La piastra frontale, alla quale veniva applicato l'affustino per la mitragliatrice, veniva annegata nella gettata esterna della casamatta, mentre il basamento e il cielo ne costituivano la corazzatura interna.
Esistevano due tipi base di piastra in tre parti, entrambi con settore di tiro orizzontale di 60°:
  • Tipo A, con settore di tiro verticale da +15° a -15°, che comprendeva due varianti:
    • basamento e cielo in acciaio al carbonio, con massa rispettivamente di 640 e 680 kg;
    • basamento e cielo in acciaio al carbonio, con massa di 1.350 kg ciascuno.
  • Tipo B, con settore di tiro verticale da 0° a -30°, in due diverse esecuzioni:
    • basamento e cielo in acciaio al carbonio, con massa di 1.350 kg ciascuno;
    • basamento e cielo in acciaio al carbonio, con massa di 1.500 kg ciascuno.
La piastra frontale era spessa 100 mm e aveva una massa da 1.050 a 1.060 kg.
Piastra di corazzatura per fucile mitragliatore
Piastra di corazzatura in acciaio per l'installazione in caponiera del fucile mitragliatore Breda modello 30.
In alcune caponiere è stata riscontrata la presenza delle strutture predisposte per l'installazione della piastra, ma non si è riscontrata nessuna traccia di questa corazzatura neppure nelle opere post-belliche del Vallo Alpino del Nord Est, dove sono presenti piastre di ogni tipo. Ciò fa ragionevolmente supporre che questo tipo di corazzatura non sia mai stato costruito.
Il progetto prevedeva una piastra dello spessore di 50 mm dotata di un tappo metallico incernierato sulla parte superiore che ne permetteva la chiusura quando l'arma non era in posizione. Quest'ultima, essendo la piastra priva di affustino, veniva semplicemente appoggiata sulla feritoia.
Il settore di tiro previsto era:
  • orizzontale: 30°;
  • verticale: da -10° a +10°.
Piastra di corazzatura per osservatorio in caverna o in calcestruzzo
Piastra di corazzatura frontale in fusione di acciaio al Cr-Ni, dotata di scudo girevole studiato per ospitare i seguenti apparecchi ottici:
  • cannocchiale d'assedio modello 917 piccolo;
  • goniometro modello 912;
  • binocolo prismatico 8x30.
Veniva impiegata per osservatori in caverna o calcestruzzo, con struttura del tutto simile a quella delle postazioni d'arma, realizzati su pareti ad elevata pendenza.
Rispetto alla torretta metallica per osservatorio permetteva un settore di osservazione più limitato, pari a circa 80° in orizzontale 45° in verticale.
Le masse della piastra e dello scudo girevole erano rispettivamente 2.270 kg e 64 kg.
Piastra di corazzatura per pezzo anticarro
Piastra di corazzatura curva in fusione di acciaio che riveste completamente la parte anteriore della camera di tiro. La curvatura ha il duplice scopo di fornire maggiore protezione e avvicinare alla feritoia l'asse di brandeggio del pezzo.
La casamatta era di norma provvista di un rivestimento in putrelle di acciaio che interessava il soffitto e talvolta le pareti. A causa della carenza di materiale il rivestimento è stato sostituito nelle ultime realizzazioni con un maggiore spessore dello strato di calcestruzzo.
La piastra è stata studiata per il pezzo da 57/43 modello 1887, montato sul suo affusto a candeliere ancorato al pavimento. Il cannone da 47/32, adottato a partire dal 1935, richiedeva invece l'aggiunta di un sostegno a coda di rondine imbullonato alla piastra, sul quale veniva fissato l'affustino del pezzo.
Il movimento di brandeggio avveniva su 45°, mentre il settore di tiro verticale andava da -10° a +15°.
Piastra di corazzatura per pezzo da 75/27
Piastra di corazzatura piana in fusione di acciaio dello spessore di 100 mm che riveste completamente la parete anteriore della camera di tiro.
L'apertura, di forma rettangolare con un allargamento parziale sul lato sinistro, era appena sufficiente per consentire i movimenti del pezzo e l'osservazione. Era inoltre provvista di una chiusura metallica scorrevole che, adattandosi al pezzo, impediva ai gas di sparo provenienti dalla volata di penetrare all'interno.
Per evitare dimensioni eccessive della cannoniera, che avrebbero facilitato l'imbocco da parte dei tiri avversari, i movimenti di brandeggio ed elevazione erano limitati a 20°.
La casamatta era provvista di un rivestimento in putrelle di acciaio che interessava il soffitto e la parte anteriore delle pareti laterali.
Il cannone era montato su un affusto scorrevole su rotaie che veniva ancorato alla piastra corazzata quando il pezzo veniva piazzato in posizione di sparo.
Piastra di corazzatura piana
La piastra piana, detta anche "tipo Ispettorato", è il tipo più semplice ed economico di corazzatura.
Si tratta di una piastra in fusione di acciaio resistente ai piccoli calibri, annegata nella gettata frontale della casamatta, con le seguenti caratteristiche:
  • lunghezza: 1.300 mm;
  • altezza: 1.250 mm;
  • spessore: 70 mm;
  • massa: circa 800 kg;
  • settore di tiro orizzontale: 60°;
  • settore di tiro verticale: da -15° a +15° oppure da -30° a 0° a seconda del tipo di affustino montato.
Porta garitta
Struttura d'acciaio con piastre di corazzatura di spessore fino a 30 mm formata da tre facce, una centrale mobile e due laterali fisse, dotate ciascuna di una feritoia dove poteva essere piazzata una mitragliatrice Fiat 14/35 su affustino mobile.
Postazione 7000
Vedere Opera 7000.
Postazione fotofonica
Locale o vano per le comunicazioni tramite fotofono con le opere vicine.
La postazione fotofonica si trova di norma in prossimità degli ingressi od è annessa ad una postazione per arma. È costituita da un locale, da un vano o da una semplice nicchia messa in comunicazione con l'esterno per mezzo di un'apertura a sezione quadrangolare di circa 500 x 500 mm, detta condotto fotofonico, ricavata attraverso la parete di protezione con orientamento verso la stazione fotofonica dell'opera corrispondente.
All'estremità interna del condotto fotofonico si trova la parte fissa del fotofono, costituita da due tubi di acciaio lunghi 1 m affiancati con assi paralleli e riuniti da una piastra posteriore alla quale è attaccata la staffa di supporto del fotofono vero e proprio. Questa parte fissa veniva murata nel condotto fotofonico in modo che la piastra risultasse a filo della parete interna del vano.
Protezione antipritica
Allargamento di circa 100 mm sui piedritti e sulla volta del corridoio, realizzato per una lunghezza di circa 1 m, destinato ad ospitare un telaio mobile in legno sul quale veniva tesa della tela gommata.
In caso di necessità (attacco con iprite o altri aggressivi gassosi) il telaio veniva appoggiato sulla battuta formata dall'allargamento del corridoio e bloccato con una serie di galletti metallici.
Si trattava ovviamente di un palliativo per ovviare alla cronica mancanza di porte stagne, che avrebbero risolto alla radice il problema.

Termini Q - Z

Ultimo aggiornamento: 09/01/2010 19:17:42
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