Glossario dei termini

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A
Allargamento antigas
Tratto di corridoio a sezione allargata e a volta piatta predisposto per l'installazione di un compartimento stagno.
Comprende di norma un ripostiglio per il materiale antigas.
Arma traditrice
Arma invisibile all'osservazione lontana che agisce in una postazione defilata rispetto al tiro avversario con il compito di colpire di sorpresa gli attaccanti che fossero riusciti a superare la prima linea difensiva.
Artiglieria
Nome generico di tutte le macchine da guerra che lanciano proiettili di vario peso a grande distanza.

B
baionetta, Ingresso a
Vedere Ingresso a baionetta.
baionetta, Svolta a
Vedere Svolta a baionetta.
Blocco
Vedere Malloppo.

C
Caditoia per bombe a mano
Tubo inclinato che dalla camera interna attraversa la massa muraria per sfociare all'esterno, di norma in un fosso diamante. Attraverso questi fori era possibile far rotolare delle bombe a mano in caso di attacco ravvicinato.
Calibro
Diametro interno della canna delle armi da fuoco.
Cancello frangi onda
Struttura metallica a forma di inferriata, da installare all'ingresso di un'opera 15000, che avrebbe permesso l'effettivo controllo dell'andito d'ingresso dalla feritoia della postazione in cunicolo armato.
Cannone
Artiglieria con la canna lunga almeno 23 volte il calibro (ad esempio il cannone da 75/27 ha la canna lunga 27 volte il calibro di 75 mm.), caratterizzata da una traiettoria di tiro molto tesa.
In base al calibro i cannoni si definiscono di piccolo calibro (fino a 100 mm), di medio calibro (fino a 210 mm) e di grosso calibro (oltre i 210 mm).
Cannoniera
Apertura praticata nella parte frontale di una casamatta per permettere il tiro di un'artiglieria. Il tipo più comune nelle opere del Vallo Alpino è quello detto "a tramoggia", caratterizzato da numerose gradinature in calcestruzzo disposte per eliminare il rimbalzo e l'imbocco dei proiettili avversari.
Caponiera
Nelle opere 15000 del Vallo Alpino, struttura in calcestruzzo adiacente all'ingresso o ad una postazione d'arma, destinata a fiancheggiarla con un fucile mitragliatore.
Caposaldo
Gruppo di opere fortificate e/o campali posto a cavallo delle principali vie d'accesso, con il compito di arrestare un'eventuale avanzata avversaria oltre confine.
Caposaldo autonomo
Caposaldo non appartenente ad un gruppo di capisaldi.
Casamatta
Elemento fortificato, a prova di bomba, destinato ad ospitare armi da fuoco o a mettere al riparo uomini o materiali.
Nelle opere del Vallo Alpino esistono casematte in calcestruzzo e casematte metalliche.
Casamatta in calcestruzzo
Casamatta in malloppo o in caverna con la camera di tiro in calcestruzzo.
Nella casamatta in malloppo il getto di calcestruzzo sporge totalmente o parzialmente dal profilo del terreno e assicura da solo, grazie al suo elevato spessore, la protezione della camera di tiro.
Nella casamatta in caverna il getto di calcestruzzo chiude lo scavo nella roccia senza sporgere dal profilo del terreno e assicura solo la protezione frontale della camera di tiro; la protezione interna è garantita dall'effetto combinato della roccia e del rivestimento in calcestruzzo che svolge azione di rinforzo. In alcuni casi la cannoniera viene realizzata direttamente nella parete rocciosa (quando la roccia risulta particolarmente compatta) e il getto di calcestruzzo serve unicamente da rivestimento, senza avere funzioni strutturali.
Casamatta metallica
Casamatta con la camera di tiro protetta da una corazzatura metallica che affiora all'esterno in corrispondenza della feritoia.
Può essere dei seguenti tipi:
Casamatta metallica per mitragliatrice
La casamatta metallica può essere adottata essenzialmente in terreni piani o in lieve ondulazione, nei quali non è possibile ricavare caverne né risulta facile l'occultamento ed il mascheramento di opere di calcestruzzo emergenti per qualche metro dal suolo, e quando si rende necessario dare alla mitragliatrice un settore orizzontale di tiro tale che la sua normale feritoia in caverna o in calcestruzzo possa riuscire facilmente imboccabile da artiglierie avversarie poste a breve distanza.
La casamatta, che viene installata sulla sommità di un pozzo, è costituita in due pezzi: uno superiore (casamatta propriamente detta), completamente esposto al tiro nella parte frontale, e uno inferiore (sottocorazza), completamente annegato nel rivestimento di calcestruzzo del pozzo.
Per l'impiego in località di alta montagna, dove è impossibile trasportare pesi rilevanti a causa della deficienza di strade, è stata studiata una speciale casamatta suddivisa in quattro pezzi con massa massima di circa 5.500 kg ciascuno, collegati in modo da assicurare la resistenza della casamatta nonostante la sua costituzione in elementi. La casamatta stessa, anziché di acciaio fuso come quella precedente, è costituita, per diminuirne il peso, in acciaio al cromo-nichelio.
Complessivamente i modelli di casamatta metallica per mitragliatrice erano i seguenti, tutti resistenti ai grossi calibri e con settore di tiro orizzontale di 60°:
  • Modello in due pezzi, totalmente in acciaio al carbonio,in un'unica versione:
    • Tipo A con settore di tiro verticale da +15° a -15°, composto da casamatta con massa di 20.000 kg e sottocorazza di 10.000 kg.
  • Modello in quattro pezzi, con cupola e base della casamatta in acciaio al cromo-nichelio e anelli della sottocorazza in acciaio al carbonio:
    • Tipo A con settore di tiro verticale da +15° a -15°, composto da cupola con massa di 5.100 kg, base di 5.350 kg, anello superiore di 5.300 kg e anello inferiore di 5.100 kg.
      Di questo tipo esisteva anche una variante con settore di tiro verticale da +20° a -10°.
    • Tipo B con settore di tiro verticale da 0° a -30°, composto da cupola con massa di 5.750 kg, base di 5.650 kg, anello superiore di 5.300 kg e anello inferiore di 5.100 kg.
      Di questo tipo esisteva anche una variante con settore di tiro verticale da +10° a -20°.
A proposito delle casematte metalliche, le "Norme per la costruzione degli elementi delle sistemazioni difensive" emesse dall'Ispettorato dell'Arma del Genio, prescrivevano quanto segue: «Nello studio delle opere di fortificazione deve tenersi ben presente che, dovendo ricorrere all'impiego di casematte, il tipo da mettere normalmente in opera è quello in due pezzi, che dà maggiori garanzie di sicurezza e costa meno, mentre alla casamatta suddivisa in quattro pezzi si dovrà ricorrere soltanto nei casi in cui non sia possibile il trasporto di quella in due pezzi». Questa era la teoria; in pratica il modello più diffuso fu quello in quattro pezzi.
Casamatta metallica per pezzo da 75/27
Casamatta composta da quattro parti in fusione di acciaio al carbonio con massa complessiva di 39.200 kg. La suddivisione in quattro parti, della massa di circa 1.000 kg ciascuna, era dettata dalla necessità di facilitarne il trasporto in zone di montagna.
Le parti (frontale, superiore, anello inferiore e rampa d'accesso) venivano imbullonate fra loro e collegate con tiranti in acciaio alla colata di calcestruzzo nella quale venivano annegate.
Lo spessore della corazzatura variava dai 320 mm della parte frontale ai 100 mm della rampa di accesso. L'elevata resistenza frontale della struttura metallica consentiva la riduzione progressiva del rivestimento di calcestruzzo verso l'esterno, in modo che la feritoia risultasse quasi a filo della colata. Questa caratteristica si prestava molto bene al mascheramento della casamatta, che risultava particolarmente efficace nelle installazioni su pendii caratterizzati da sufficiente pendenza.
Le dimensioni estremamente ridotte della camera di tiro consentivano con stretto margine il movimento di rinculo del pezzo e garantivano ai serventi uno spazio di manovra ridotto al minimo indispensabile. La forma asimmetrica della casamatta, più spaziosa sul lato sinistro, permetteva la manovra e il puntamento del pezzo, che avveniva sfruttando l'allargamento della feritoia che le conferisce la caratteristica forma a "1" stilizzato.
Il cannone, che conservava l'affustino, la culla e il freno recuperatore della versione campale (quest'ultimo modificato per ridurre il rinculo a 600 mm), veniva montato su un affusto speciale imperniato sotto la feritoia e appoggiato su una rotaia arcuata ancorata al pavimento con viti prigioniere. Questa sistemazione consentiva un settore di tiro orizzontale di 40° e verticale da -15° a +30°.
Circolare 200
Circolare a firma del Generale Bonzani, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, emanata il 6 gennaio 1931 dal Ministero della Guerra, contenente le «Direttive per la organizzazione difensiva permanente in montagna».
La Circolare 200 dà di fatto il via alla costruzione del Vallo Alpino.
Circolare 7000
Circolare a firma del Generale Alberto Pariani, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, emanata il 3 agosto 1938.
Con essa si dà l'avvio alla realizzazione di una serie di postazioni monoblocco in calcestruzzo per una o due armi di veloce costruzione e soprattutto di basso costo.
Circolare 15000
Circolare a firma del Capo di stato Maggiore dell'Esercito Rodolfo Graziani, emanata il 31 dicembre 1939, intitolata «Fortificazione permanente alle frontiere alpine».
Compartimento stagno
Tratto di corridoio delimitato da due porte metalliche a tenuta stagna usato per isolare una parte dell'opera, tipicamente il ricovero e la riserva d'acqua, dalle casematte delle armi e dagli ingressi.
Per consentire la sosta di un ferito in barella la distanza tra le porte doveva essere di almeno 2,5 m.
Nelle realizzazioni più recenti il compartimento stagno comprendeva all'interno una nicchia per il deposito di materiale antigas.
Condotto fotofonico
Apertura a sezione quadrangolare di circa 500 x 500 mm ricavata attraverso la parete di protezione, che mette in comunicazione con l'esterno la postazione fotofonica di un'opera.
È orientato verso la postazione fotofonica dell'opera corrispondente.
Per ridurre le possibilità di imbocco da parte dei tiri avversari, in prossimità dello sbocco esterno il condotto assume una sezione rettangolare di circa 400 x 260 mm.
Cunicolo armato
Tratto del corridoio d'ingresso protetto all'interno da una postazione per arma automatica (di norma fucile mitragliatore), situata in corrispondenza della svolta a baionetta, con funzione di protezione ravvicinata dell'andito di entrata.

D
diamante, Fosso
Vedere Fosso diamante.
Difensivo, Sistema
Vedere Sistema Difensivo.

E
elettrogeno, Gruppo
Vedere Gruppo elettrogeno.
emergenza, Uscita di
Vedere Uscita di emergenza (o di soccorso).

F
Finestra garitta mobile
Struttura d'acciaio simile alla porta garitta, equipaggiata con ante composte da due parti incernierate (semi-ante) dotate di feritoia per arma automatica che, piegandosi a libro, le permettono di assumere tre diverse posizioni:
  1. chiusura: per consentire la chiusura completa della finestra le due semi-ante devono essere prima ripiegate su sé stesse, in modo da costituire una normale porta a doppio battente;
  2. apertura: la finestra può essere aperta completamente lasciando le semi-ante ripiegate su sé stesse;
  3. garitta: aprendo le semi-ante con la finestra in posizione di apertura, questa diventa una garitta con quattro feritoie che permettono di battere con un'arma automatica l'area circostante.
Una piastra metallica incernierata sull'architrave assicura la protezione del lato superiore, mentre una pedana ribaltabile assume la funzione di pavimento con la finestra in posizione garitta.
forzata, Ventilazione
Vedere Ventilazione forzata.
Fosso diamante
Fosso profondo da 1,5 a 2 m che impediva ai guastatori avversari di avvicinarsi alle postazioni di difesa e, allo stesso tempo, raccoglieva le eventuali macerie provocate dai bombardamenti, evitando che l'accumulo di detriti potesse limitare il campo di tiro delle armi.
Il fosso diamante era normalmente battuto dalle armi automatiche delle caponiere e la sua protezione poteva essere ulteriormente incrementata con caditoie per bombe a mano.
Fotofono
Apparecchiatura per la comunicazione punto a punto tra due opere che si trovano reciprocamente in vista.
Il collegamento viene stabilito per via ottica. Il segnale elettrico generato da un microfono va a modulare in ampiezza la radiazione emessa nello spettro dell'infrarosso da un proiettore ottico puntato verso la postazione fotofonica corrispondente. Qui le variazioni di intensità luminosa vengono rivelate da una cellula fotoemissiva al cesio, detta cellula Pressler, che le ritrasforma in un segnale elettrico. Quest'ultimo, dopo essere stato amplificato, viene inviato ad una cuffia che ne permette l'ascolto.
Il fotofono, detto anche telefono ottico, lavora in modalità di comunicazione «full-duplex», mettendo a disposizione degli operatori una coppia di canali che consente loro di parlare contemporaneamente come in una normale conversazione faccia a faccia.
La stazione da 180 mm (diametro dello specchio di trasmissione) normalmente installata nelle opere del Vallo Alpino aveva una portata diurna da 1 a 10 km, in funzione delle condizioni atmosferiche, che aumentava sensibilmente di notte.
In alternativa alla comunicazione in fonia era possibile anche la trasmissione telegrafica, con la quale la portata raggiungeva i 15 km diurni e i 30 km notturni.
Il principale inconveniente delle stazioni fotofoniche era rappresentato dal forte degrado delle prestazioni in caso di combattimento, dovuto alla presenza di fumi e di polveri che, nonostante l'uso dell'infrarosso, attenuavano pesantemente la propagazione della radiazione luminosa.

G
G. a. F.
Vedere Guardia alla Frontiera.
garitta mobile, Finestra
Vedere Finestra garitta mobile.
garitta, Porta
Vedere Porta garitta.
Gruppo di capisaldi
Qualora esigenze di impiego lo richiedano, i capisaldi possono, nell'interno di un determinato sottosettore, essere riuniti in gruppi di capisaldi [testo tratto dalla Circolare 450]. In pratica il raggruppamento dei capisaldi era previsto solo quando una loro particolare dislocazione sul terreno rendeva necessario il coordinamento reciproco.
Un caposaldo non appartenente ad un gruppo assumeva la denominazione di caposaldo autonomo.
Il gruppo di capisaldi comprendeva due o più unità ed era contraddistinto da un nome di località.
Gruppo elettrogeno
Macchina per la produzione di energia elettrica composta da un generatore accoppiato ad un motore a combustione interna.
Il gruppo elettrogeno maggiormente impiegato nelle opere del Vallo Alpino era il tipo Condor U1620, prodotto dalla ditta Guidetti, composto da un motore monocilindrico a 4 tempi a benzina di 247 cm3 accoppiato con un generatore a corrente continua da 1,62 kW. Era in grado di fornire una tensione variabile tra 72 e 90 V con una corrente massima di 18 A @ 90 V e 22,5 A @ 72 V.
Esisteva anche un gruppo prodotto dalla ditta Pellizzari dotato di un generatore da 8 kW azionato da un motore quadricilindrico, che veniva impiegato nelle opere di grandi dimensioni come le batterie di artiglieria, dove in genere coesisteva con il modello da 1,62 kW, o nelle opere di notevole sviluppo.
Guardia alla Frontiera (G.a.F.)
Corpo armato del Regio Esercito istituito il 4 dicembre 1934, formato da reparti di fanteria, artiglieria, genio e servizi con il compito di presidiare le opere di fortificazione poste a difesa della frontiera.
L'organico era funzione del numero e del tipo di opere da presidiare, delle esigenze specifiche dei vari tratti di frontiera da difendere ed era posto alle dipendenze organizzative dei Corpi d'Armata che avevano giurisdizione sulle zone dove sorgevano le opere fortificate.
Il motto della Guardia alla Frontiera era: «Dei Sacri Confini Guardia Sicura».

Termini H - P

Ultimo aggiornamento: 24/01/2009 13:38:54
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